Problemi dell’Informazione 1/2019 – Spazio pubblico europeo. Verso l’integrazione delle arene informative?

Call for paper della rivista Problemi dell’Informazione 1/2019 per un numero su “Spazio pubblico europeo. Verso l’integrazione delle arene informative?” curato da Marinella Belluati, (Università degli studi di Torino) e Rolando Marini (Università per Stranieri di Perugia).

Problemi dell’Informazione 1/2019

Call for papers: Spazio pubblico europeo. Verso l’integrazione delle arene informative?

a cura di
Marinella Belluati, Università degli studi di Torino
Rolando Marini, Università per Stranieri di Perugia

L’emergente sfiducia verso l’integrazione europea sta offuscando il progetto unitario e rendendo sempre più fragile la stessa idea di un’identità condivisa e di un comune spazio di elaborazione delle decisioni.

Il tema dell’integrazione europea e l’affermazione della sua concretezza si scontrano con la difficoltà di far capire la sua complessità, complice l’impiego di linguaggi istituzionali che faticano a produrre senso e consenso nei cittadini. La recente crisi economica è diventata poco per volta anche crisi di fiducia verso un modello regolativo che impone più fratture che compattezza e progettualità, come dimostra la gestione dell’immigrazione.

Nonostante il tema dell’Unione e della sua crisi sia cogente e riverberi quotidianamente la sua problematicità sulla qualità delle nostre vite, mai come adesso dovrebbe essere avvertita l’urgenza di ripensare ad uno spazio pubblico europeo. Invece, questa incertezza sta producendo un euroscetticismo crescente che si accompagna con una perdita di interesse del dibattito scientifico e di quello pubblico verso l’Europa.

Le istituzioni europee continuano ad apparire fredde e distaccate, incapaci di costruire cornici di senso comuni. Inoltre, i Paesi Membri, che dovrebbero fare da cerniera tra cittadini e dimensione sovranazionale, alimentano separatezza o distanza, sia cognitiva che simbolica. La percezione diffusa è che ci sia una sorta di smobilitazione cognitiva che parte dal livello politico-istituzionale, attraversa la funzione informativa e arriva all’opinione pubblica.

Il numero 1/2018 di Problemi dell’Informazione intende approfondire tali questioni mediante la discussione di indagini empiriche e analisi teoriche.

Il primo ambito di lavoro possibile è quello della comunicazione pubblica e istituzionale, perché rappresenta la capacità che l’Unione Europea ha di costruire capitale cognitivo in grado di unire valori e identità pur mantenendo la diversità di produrre ricadute nei discorsi di policy, nella qualità della deliberazione pubblica e nella formazione di professionismo. Una dimensione rilevante che merita di essere approfondita è, ad esempio, quella dell’impatto dei fondi strutturali e delle politiche di coesione, che non sono solo iniezione di risorse materiali a livello locale, ma possono diventare un potente strumento di rafforzamento della dimensione simbolica europea. Lo stesso si può peraltro dire rispetto alle grandi campagne di sensibilizzazione istituzionale dell’Unione in tema di energia, alimentazione e politiche digitali.

La call vorrebbe poi raccogliere riflessioni sulla produzione e sull’uso di dati. Più in generale, il dibattito sull’Agenda Digitale rappresenta una forma di discussione pubblica molto innovativa. Allo scopo di crescere consapevolezza e public engagement, l’Europa sta da tempo incentivando data driven policies, stimolando le istituzioni, i ricercatori e la cittadinanza non soltanto all’uso dei dati, ma anche nella loro raccolta ed elaborazione. I piani strategici di comunicazione (ad esempio il Libro Bianco e il Libro Verde), così come la loro valutazione d’impatto, confermano spesso una tensione tra una visione troppo centralizzata e il pluralismo culturale, territoriale e politico presenti nell’Unione. Seppur di alto livello, la risposta della comunicazione europea sembra spesso troppo fredda e normativa, incapace di rispondere alle sfide contemporanee emergenti, pluritematiche e multilivello.

Il secondo ambito di lavoro concerne il giornalismo. Gli apparati della comunicazione europea sono cambiati molto negli ultimi anni, soprattutto in relazione alla formazione di nuovi ambienti comunicativi. L’informazione disintermediata indurrebbe a sancire la fine del corrispondente da Bruxelles. In realtà, mai come in questo periodo i flussi di notizie che attraversano le istituzioni europee sono diventati intensi e salienti per gli attori pubblici e per i cittadini. Ciò significa che si stanno formando, o si sono già formate, competenze professionali e apparati nuovi che all’interno del campo dell’informazione europea stanno ridefinendo i criteri con cui si costruisce l’agenda dei problemi. Allo stesso tempo, stanno cambiando i processi che governano la selezione delle notizie internazionali e le loro cornici di senso. Esempi di data journalism stanno diventando una risorsa cognitiva su cui l’Unione Europea punta molto per arginare la disinformazione crescente e l’ampia diffusione di fake news. L’Unione, quindi, non è più soltanto tema o issue del dibattito pubblico, ma il centro nevralgico della creazione di nuove funzioni e di nuovi apparati comunicativi. Il ciclo della notizia europea sta cambiando in termini di priming e di framing, anche se gli addetti ai lavori faticano a riconoscerlo. La produzione dell’informazione europea si sta specializzando non più sulla base dei generi informativi, ma sulla capacità di integrare i piani narrativi e di muoversi all’interno della moltiplicazione degli ambienti informativi e nell’abbondanza comunicativa. Il mondo giornalistico sta subendo una profonda e diffusa trasformazione delle proprie ontologie e la curvatura europea (o multilivello) può essere una lente attraverso cui esaminare il processo.

L’ultimo filone su cui le strategie di comunicazione di matrice europea si stanno orientando è quello della celebrazione, della creazione di eventi e della promozione identitaria. Il recente anniversario del sessant’anni del Trattato di Roma, la ricorrenza della festa più celebrativa dell’Unione, il 9 maggio, e gli incontri che le istituzioni organizzano sui territori rappresentano il tentativo di sfruttare una comunicazione istituzionale di tipo ritualistico e celebrativo al fine di consolidare forme di identificazione e appartenenza. La realizzazione dell’evento e la diffusione di una campagna di comunicazione sociale sono strategie promozionali con cui sia l’Unione che gli Stati membri cercano di ridurre una distanza empatica e simbolica, che finisce per nuocere non solo alle istituzioni europee ma anche alla legittimazione dell’agire politico in ambito sovranazionale. Lo dimostrano le ingenti risorse indirizzate verso progetti che stimolino la formazione di un cultural heritage e di una memoria comune, e anche l’attenzione delle policies europee sulle strategie comunicative di disseminazione.

Invio delle proposte

La scadenza per l’invio degli abstract è il 30 giugno.

Gli abstract non dovranno contenere più di 250 parole, esclusi i riferimenti bibliografici.

In caso di accettazione, gli articoli dovranno essere inviati entro il 15 ottobre . Gli articoli completi dovranno avere una lunghezza massima di 8000 parole e saranno valutati da due referee anonimi.

Si accettano articoli in inglese e in italiano.

Sia gli abstract che gli articoli dovranno essere inviati al seguente indirizzo di posta elettronica

probleminformazione@mulino.it